Le carceri e la giustizia medievale
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Il sistema giudiziario medievale a Lucca era “leggermente” diverso dall'attuale. Le prigioni, ubicate in ambienti non proprio salubri, venivano usate prevalentemente per imputati in attesa di giudizio ed era abbastanza raro che il condannato scontasse la sua pena con la reclusione in una cella dei tre “rami” del carcere: uno per i colpevoli di gravi delitti, uno per i reati minori e per debitori, il terzo per la sezione femminile. Sembra incredibile ma dal 1331 chi entrava in una cella doveva pagare una tassa giornaliera per “vitto e alloggio” in quanto tutto era gestito da privati che avevano in affitto i locali. Chi poteva pagare si manteneva a proprie spese mentre, per i poveri, alcune confraternite raccoglievano i fondi necessari. La sicurezza militare era a carico del Comune il quale, poco prima dell'anno 1500, obbligò il Podestà a visitare le carceri, almeno una volta al mese, per assicurarsi del buon trattamento ai prigionieri (il Governo non permise mai alla Santa Inquisizione di “operare” nella nostra città). Precise leggi regolavano i reati sessuali relativi a “vizi contro natura”. Esisteva un sistema molto complesso e progressivo di condanne, sia in funzione del mestiere del colpevole, gravissimo se compiuto da maestri sui loro allievi, sia direttamente proporzionale all’età di chi lo commetteva e di chi lo subiva. Oltre pesanti pene corporali che, per alcuni crimini, potevano arrivare all'amputazione di un arto, nei reati sessuali la pena minima era un’ora di berlina in piazza ma poteva facilmente arrivare al bando perpetuo dalla città con la confisca di tutti i beni mobili ed immobili, e fino alla morte se il reato era stato commesso in luoghi sacri o pubblici. Stessa sorte se il colpevole avesse superato una certa età ed anche se a commetterlo fossero stati messi o sbirri comunali. (“...la pena sia d’esser decapitato ed abbrugiato, si che muoia et l’anima dal corpo si separi...”). Nel 1539, il Consiglio trasferì le prigioni del Sasso, quelle ricavate nelle “grotte” sotto l'anfiteatro romano, in un edificio adiacente alla chiesa di San Dalmazio, in piazza Napoleone dove oggi c’è l’Istituto d’Arte. Solo nel 1806, sotto i Baciocchi, le carceri vennero definitivamente collocate nel ex convento delle monache di S. Giorgio.