La "Gran botta"...
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Anno 1430. Da pochi giorni Firenze aveva dichiarato guerra a Lucca. La debolezza dei Guinigi li aveva convinti di poter fare un facile boccone di quella piccola città dalla quale avevano sempre avuto solo grandi dispiaceri. Erano ancora doloranti per la pesante sconfitta subita un secolo prima nella piana di Altopascio e quindi ritennero che fosse finalmente giunto il momento di vendicarsi. I lucchesi, annusando l'aria che tirava, avevano già provveduto a fare grandi scorte alimentari per resistere all'assedio che, come previsto, iniziò quasi subito. Il campo base fiorentino venne posizionato ad est della città non lontano dalla riva sinistra del fiume nei pressi dell'attuale Lunata. Per avere la certezza di non fallire venne mandato, come stratega, l'architetto Filippo Brunelleschi (si, proprio l'autore della cupola del duomo fiorentino) il quale progettò di deviare il fiume subito dopo monte San Quirico essendo convinto che la forza della corrente avrebbe abbattuto le strutture a difesa di Porta dei Borghi. Per molti giorni, dalle mura, i lucchesi osservarono gli imponenti lavori di movimentazione di terra e, appena capirono le intenzioni nemiche, scatenarono l'inferno. Una notte, un folto gruppo di “teste di cuoio” uscì dalle mura e, non visto, si recò sul fiume a nord della base fiorentina riuscendo, non senza sforzo, ad aprire un varco nell'argine sinistro del Serchio. L'acqua uscì impetuosa e, come previsto e sperato, inondò violentemente l'accampamento nemico nel quale, ovviamente, provocò distruzione e morte. Se errare è umano, si dice che perseverare possa essere diabolico e Firenze perseverò. Dopo alcuni mesi, necessari a riprendersi dal pesante colpo subito, un nuovo ed imponente esercito fiorentino si accampò ad ovest di Lucca, nella zona di Sant'Angelo, sempre sul lato sinistro del Serchio, praticamente nei pressi della sponda opposta all'attuale Casina Rossa. Ancora una volta i gigliati vennero colti di sorpresa dalle truppe mercenarie guidate dal capitano di ventura Piccinino che passò il Serchio con un astuto espediente. L'esercito lucchese completò l'accerchiamento e fu una strage. Per non farla troppo lunga, dirò soltanto che la battaglia è ricordata dalla storia con tre sole parole: la gran botta! Un altra grandiosa vittoria per Lucca ed un altra devastante sconfitta per Firenze. Forse avevano capito che Lucca andava lasciata stare e quindi rivolsero le loro attenzioni verso le altre città toscane non ancora soggiogate. In città i festeggiamenti furono grandissimi mentre i fiorentini, con la coda tra le gambe, piansero a lungo...