Messer Ricciardi...
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Febbraio 1294. Messer Ricciardi, famoso commerciante e banchiere della omonima “Compagnia”, rientrando da un viaggio d'affari, cavalcava veloce sulla via per Lucca incontrando pochi gruppi di pellegrini che andavano o ritornavano da Roma. Circondato da un terreno paludoso, era finalmente arrivato in vista della sua città. L'inverno era rigido, il verde estivo un ricordo, i pochi alberi spogli e isolati quasi si confondevano nel marrone giallastro che colorava tutto intorno a lui. Ai lati di quel viottolo fangoso, ad esclusione di pochi alberelli e qualche piccolissimo borgo qua e là, c'era... il nulla, però di fronte a lui a non più di 1500 braccia, tra alte mura medievali merlate, si innalzava imponente la porta di San Gervasio e Protasio. Si fermò. Per qualche minuto ammirò la sua città pensando a quante fossero tutte quelle torri e quei campanili che alcuni dicevano essere “quasi” quattrocento. Il Messere non poteva sapere che alcuni anni più tardi, vedendo le torri lucchesi, un contemporaneo di Dante Alighieri, Fazio degli Uberti scriverà: “...andando noi vedemmo in piccol cerchio, torreggiar Lucca in guisa di boschetto...”. Si sentì orgoglioso di appartenere a quella splendida comunità e, inserita una mano nella tasca interna del pesante mantello rosso, estrasse quella moneta che conservava da molti anni. La zecca di Lucca, la più antica e longeva d'Europa (ha battuto moneta dal 650 al 1843 ed alcuni pezzi sono stati ritrovati anche in Siria!), aveva coniato quel sigillo argenteo con la scritta: “Luca potens sternit sibi que contraria cernit” cioè “La potenza di Lucca abbatterà chi gli sarà contrario”. Si, eravamo potenti, alteri, indipendenti, ricchi e rispettati. Riposta la moneta “portafortuna” si avviò lentamente verso casa sognando una lauta cena intorno al caminetto di famiglia. Messer Ricciardi, ancora una volta, non poteva sapere che, causa la guerra tra Francia e Inghilterra per il possesso della Guascogna, un attacco di panico avrebbe colpito i creditori, che si sarebbero precipitati a chiedere il rimborso degli investimenti. Allo stesso modo non si sarebbe mai immaginato che il re d'Inghilterra avrebbe deciso di non onorare gli enormi debiti contratti con la sua Compagnia la quale, da lì a poco sarebbe pertanto fallita trascinando in un profondo baratro anche numerose famiglie della nobiltà e della borghesia lucchese e provocando il primo e più grande crack economico d'Europa. Uno dei migliori secoli della storia della città terminò con un colossale fallimento finanziario ma Lucca, come al solito, avrebbe saputo risollevarsi...