Gli anelli della vita

La nonna paterna viveva nel quartiere di San Paolino. Si era trasferita lì con il nuovo marito lasciando tutti i suoi parenti, ed erano veramente tanti, nella zona dell'Anfiteatro. Un freddo pomeriggio d'inverno, forse sotto le feste di Natale, ero in casa sua aspettando che mi venisse a prendere papà. Quando arrivò si avvicinò a me e, con una mano, aprì parzialmente una delle tasche esterne del suo enorme cappotto. Dal quel posto caldo e riparato sbucò la testa di un cucciolo di cane lupo. Era bellissimo. Non avevo idea da dove arrivasse né chi glielo avesse dato, sapevo solo che adesso era mio. Purtroppo la convivenza con Black, questo era il suo nome, durò lo spazio di una sola notte. I nonni materni non volevano assolutamente un cane in casa! Insieme a papà, il giorno seguente, lo riportammo da mia nonna la quale, da quel giorno, si prese cura del “nostro” cane. Lo andavo a trovare ogni volta che potevo. Eravamo amici e ci volevamo bene. Morì in circostanze misteriose, forse, come ci dissero, sotto una macchina o forse, mangiando troppa carne e quindi costando troppo, fu venduto o ceduto ad altri. Non ho mai saputo la verità. Fu però in quella circostanza che, dentro di me, decisi che non avrei mai più voluto un animale. Un nuovo addio sarebbe stato difficile da sopportare. Black doveva restare l'unico, e così è stato.

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