Gli anelli della vita


Dedicato a Francesca e Daniela e a coloro che ci hanno conosciuto e non ci hanno capito, a coloro che, conoscendoci, non ci capiscono, a coloro che ci conosceranno e non ci capiranno ma più di ogni altro a coloro che credono di non essere capiti e spesso non riescono neanche a capirsi (cioè a tutti).
Gli anelli della vita: Il passato, il presente ed il futuro sono i tre capitoli con i quali usiamo suddividere la nostra esistenza e quindi la principale componente è il tempo. Penso che il futuro, non essendo ancora vissuto, non possa in alcun modo essere considerato come parte integrante, e tanto meno sicura, dell’esistenza. Allo stesso modo il presente lo vedo come un singolo evento che, senza poterlo fermare, in meno di un attimo, passa davanti a noi. L’unico capitolo leggibile resta quindi il passato che, in quanto tale, non esiste più. Convinto di quanto appena affermato arrivo, forse con troppa semplicità, alla conclusione che la vita di ognuno di noi sia formata dalla catalogazione dei nostri ricordi e quindi è di fondamentale importanza averne il più possibile. Gli eventi “catalogabili” purtroppo non dipendono dalla nostra volontà nel senso che non siamo noi che possiamo decidere unilateralmente se ricordarci o non ricordarci qualcosa. A volte crediamo di poter memorizzare quanto accaduto ma, se ci pensiamo bene, è la natura dell’evento che permette alla nostra mente, autonomamente ed in modo automatico, se continuare a farlo vivere nel passato o ucciderlo subito nel presente. Questa decisione avviene tramite un semplice, logico ed inconsapevole confronto con quanto si trova nei nostri archivi mentali. Se quello che abbiamo vissuto non è altro che una replica molto simile a qualcosa già avvenuta, le probabilità di ricordarsi il fatto saranno veramente scarse se non nulle. Allora, se ricordare non dipende da noi ma dal tipo dell’evento, ci resta sempre la possibilità di decidere se vivere solo facilitando eventi “standard” oppure, sempre senza esagerare, creare le condizioni per vivere eventi “particolari”. Non mi sembra poco ed inoltre, con un po’ di fantasia, non mi sembra neanche difficile. Una tranquilla domenica al mare con gli amici è destinata a morire nel presente lasciando solo un ricordo vago, complessivo e indefinito. Non potrebbe essere diverso in quanto non è successo assolutamente niente che possa generare nella nostra mente l’imperativo: “questo me lo devo ricordare!”. Nel corso dell’esistenza provvediamo quindi a catalogare eventi ma le condizioni con le quali questi vengono inconsciamente valutati cambiano in funzione dell’età e della nostra consapevolezza di essere. In gioventù i parametri utilizzati per valutare sono certamente diversi se confrontati con quelli che vengono adoperati da adulti e, proprio per questo, i vecchi ricordi sono i più amati anche perché inconsapevoli e veri. Alcuni entrano nel nostro cuore e ne escono senza fare rumore ma altri lasciano segni indelebili e dopo, a volte, ci accorgiamo di essere cambiati ed i cambiamenti sono sempre la conseguenza del passato e la sintesi della nostra crescita. Gli anelli dell’esistenza sono quindi la serie dei ricordi che ognuno di noi si è costruito e che, uno dopo l’altro, hanno contribuito a modificare un bambino in un giovane e a plasmare un giovane in un adulto. Proprio come un anello, un ricordo sembra chiuso su se stesso e, a differenza di una catena, non pare avere punti di contatto con il successivo. In realtà, ogni evento viene vissuto con l’esperienza dei precedenti e, di volta in volta, il nostro comportamento non può non prescindere dagli anelli preesistenti. Tenendo conto delle attuali aspettative di vita sembra assolutamente probabile dover passare un discreto periodo del nostro imminente futuro in una condizione che, se potrà essere riempita da una serie di ricordi, non potrà che essere migliore. Nella prospettiva assolutamente certa che, più passa il tempo, maggiore è la possibilità di dimenticare, ho creduto essere molto previdente mettere su carta i miei anelli più vecchi ed in particolare quelli per i quali non ho fatto niente per decidere di ricordare. Sono stati scolpiti nella mente di un bambino e di un ragazzo e, l’adulto che li riporta, ancora non conosce le profonde motivazioni per le quali fu decisa la loro indelebile catalogazione. Non mi piace passare il tempo a ragionare su chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Sono quelle classiche domande che si pongono quelli che non hanno da fare niente di meglio come coloro che le ascoltano. In questa umanità variegata, composta d milioni e milioni di esseri umani così uguali e così diversi, l’unica domanda intelligente e alla quale ognuno di noi può e deve dare la sua risposta è: “ma io, perché sono così?” Il fatto di riportare su carta i miei anelli più lontani, anche se non posso essere molto sicuro della loro perfetta sequenza temporale, ha contribuito a portare alla luce aspetti del mio modo di essere e di pensare che, con la sola memoria, non sarebbe stato possibile. Più volte, pur avendo ben chiaro cosa dovevo scrivere, il concentrarmi sul ricordo ha portato alla luce particolari che la mia mente aveva nascosto, fino ad oggi, chissà dove.