Gli anelli della vita


Sia subito chiaro che non l’ho mai avuto. Solo pochi eletti disponevano di quel mezzo di trasporto, gli altri avevano la bicicletta. Io, invece, avevo solo me stesso e quindi andavo sempre a piedi i quali, a forza di usarli, mi sono cresciuti più che agli altri. Il più in voga era il Garelli 50. Aveva una linea meravigliosa (come una bicicletta o poco più), le forcelle ed il serbatoio erano generalmente di colore blu azzurro elettrico e, alcuni, avevano due borse nere ai lati come nero era il sellino. Il manubrio era luccicante. Cosa avrei dato per averlo! In casa non perdevo occasione per chiederlo ma la risposta era sempre la stessa.
“Quando sarai un po’ più grande ti compreremo la bicicletta ma, il motorino è troppo pericoloso!”.
Troppo pericoloso? Come si fa a dire una cosa simile. Semmai è troppo comodo, troppo bello è troppo tutto ma non pericoloso. Quale pericolo può esserci in una cosa così stupenda? Lui era il più bello di Via dei Borghi. Biondino, occhi azzurri, alto e pieno di ragazzine che lo guardavano come solo loro sanno guardare. La sua bellezza veniva anche dal suo nome che era uno dei pochi con il quale avrei cambiato il mio, che già mi piaceva. Riccardo abitava tre o quattro porte più in là della mia e scorazzava, nella zona, con questa freccia blu. Frequentava le scuole medie “Bonagiunta” e quando usciva faceva sempre “il ganzo” con le ragazze. Per fare più impressione truccò il motore che, da quel giorno, faceva un fracasso che si sentiva da lontano. Bello e potente. Quel pomeriggio eravamo davanti alla fontana dei Borghi e sentimmo un colpo irreale. In piazza, un attimo dopo, la gente correva verso la porta. Corsi anch’io. Immediatamente fuori le Mura vidi la scena: il motorino blu era accartocciato per terra e, a una decina di metri, il corpo esanime di Riccardo. Cercando di fare alla massima velocità la curva che dalla circonvallazione immette in Piazza, si era sfasciato contro lo spigolo sinistro del muro. Morì sul colpo. Ancora oggi quando passo di lì, ogni tanto, vedo un mazzo di fiori fissato sul muro tra le due porte ma, più che altro, vedo Riccardo che sorride felice sul suo Garelli 50. Da quel giorno, ai miei, non ho più chiesto niente.

Foto
Garelli 50 - anno 1960