Gli anelli della vita


Proprio sotto casa mia aprirono un negozio di biciclette e fu come mettere un piatto di pastasciutta davanti ad un affamato. Riparavano quelle vecchie ma vendevano anche le nuove. Bianchi e Legnano erano le migliori. Preferivo la gialla Legnano ma, quel desiderio, sarebbe a lungo rimasto solo un desiderio. Ho trascorso ore ed ore accanto e a cavallo della mia preferita, rigorosamente ferma in mostra nella strada, manovrando a vuoto il magnifico cambio a cinque rapporti e movendo il piccolo manubrio come a disegnare curve che vedevo solo io. Ci stavo sopra come un guerriero sta sul suo cavallo e facevo sempre in modo che i miei vedessero più volte possibile questa silenziosa e sofferta richiesta. Sembrava proprio che non ci fosse stato niente da fare. Costava veramente troppo. La soluzione, o meglio l’inizio della soluzione, avvenne quando vidi quanto i due fratelli Nofori si innervosivano nel dover gonfiare le ruote a tutti coloro che lo richiedevano. Avevano altri lavori da fare ed essere continuamente interrotti gli portava via troppo tempo. Di biciclette ce ne erano veramente molte e le ruote si sgonfiano tutte. Le persone anziane e le donne avevano sempre bisogno di una mano. Molti di quelli che richiedevano il servizio, al termine dello stesso, per educazione cercavano di pagare. I proprietari, come ci fosse stato un cartello scritto con inchiostro invisibile, non accettavano niente di diverso da un semplice “grazie”. Ma loro erano i proprietari. Se a fare il lavoro fosse stato un ragazzino? Per far vedere che non ero uno scansafatiche e che non stavo con le mani in mano a guardarli lavorare provai a gonfiarne qualcuna. Incassai i primi soldini! Loro non mi dissero niente. Stavo sempre lì intorno a tenergli compagnia ma, come vedevo arrivare una ruota sgonfia, correvo a prendere l’attrezzo ed iniziavo l’operazione. Dopo aver gonfiato tutte le biciclette della città avevo racimolato una cifra assurdamente bassa. Cominciai a fare altri lavoretti. Loro mi misero a disposizione una vecchia bicicletta da donna ed io facevo tutte le commissioni che potevo.
C’era da andare a prendere una camera d’aria nuova, “…ci vado io”.
C’era da portare qualcosa di poco ingombrante da qualche parte, “…ci vado io”.
C’era da andare ad avvisare quel signore che la sua bicicletta era pronta, “…ci vado io”.
Ci sarò andato mille volte e mille volte, al mio ritorno, vedevo la mia bicicletta sempre più vicina. Non mi pagarono mai ma l’accordo verbale era chiaro e semplice. Mi avevano detto:
“Se ci dai una mano, quando vorrai comprarla, ti faremo un bello sconto”.
Gli accordi erano accordi e, come tali, sicuri come il giallo di quella favolosa Legnano. Un paio d’anni dopo fu mia. Almeno una ruota, forse, me l’ero guadagnata.

Foto
La mia casa in Via dei Borghi 28 è mezzo metro a destra