Gli anelli della vita


Restando sia a Barga che nel campo automobilistico ricordo molto bene un lavoretto che mi procurò una giornata indimenticabile. Una sera, mentre ero ballare all’Onesti, venni chiamato ad una specie di raduno. Il Boss della Fiat, il Signor Lunatici, aveva urgente bisogno di dieci ragazzi patentati per andare a ritirare a Firenze altrettante Fiat 500. La paga sarebbe stata di mille lire a testa e il tutto si sarebbe dovuto svolgere il giorno seguente con l’obbligo di consegna e rientro a Barga entro mezzogiorno. Con il consenso dei miei genitori accettai quanto proposto sia per le mille lire che per l’avventura che probabilmente avrei vissuto. All’alba della mattina seguente ci ritrovammo tutti e dieci in piazza dove venimmo caricati su tre automobili che partirono immediatamente e, durante tutto il viaggio d’andata, il guidatore ci disse che dovevamo stare attenti a non combinare guai. Si raccomandò moltissimo affinché tenessimo ben presente che le automobili erano nuove e quindi bisognose di rodaggio.
“Non tirate le marce”
“Rispettate i limiti di velocità del rodaggio”
“Frenate sempre con dolcezza”
“Non sfruttate troppo il cambio”
Appena arrivati a Novoli, sede fiorentina della Fiat, ad ognuno di noi venne consegnato un biglietto con su scritto un numero di telaio. Dovevamo cercare la nostra 500 in un mare di automobili parcheggiate su un piazzale grande come Lucca. Non fui molto fortunato perché ricordo che trovai la mia per ultimo, dopo aver letto chissà quanti numeri di telaio. Gli altri nove stavano aspettando all’uscita. Dopo averci nuovamente ricordato tutti i consigli d’uso relativi alle macchine in rodaggio, i nostri datori di lavoro lasciarono due delle loro auto sul piazzale e, saliti insieme sulla terza, si avviarono verso Barga. L’ultimo avviso sentito fu
“Noi andiamo, voi venite da soli con calma. Avete circa tre ore per arrivare. Ci vediamo dopo.”
L’errore era stato commesso. Partimmo piano piano in fila, con molta prudenza e rispettando tutte le raccomandazioni avute. Fino all’ingresso dell’autostrada il nostro comportamento fu rigorosamente corretto. Andavamo a non più di cinquanta all’ora mantenendo la posizione assegnata dal caso alla partenza e quindi ero l’ultimo. Come si fa a sapere chi cominciò? Fatto sta che tra Pistoia e Lucca fu un susseguirsi di sorpassi sul filo dei cento all’ora anche perché, quelle scatolette più di così non andavano. Il bello venne nel percorso misto che dall’uscita dell’autostrada porta fino a Barga. Due 500 strusciarono leggermente tra loro nel tentativo di impedire un sorpasso inaccettabile, un’altra sbandò nella salita della Loppia e picchiò violentemente la ruota posteriore dentro un muretto e un’altra ancora arrivò con il motore fumante. Quando entrammo in piazza, ben prima che potessero costatare i danni, vedemmo l’incazzatura gigantesca negli occhi dei nostri datori di lavoro. Eravamo arrivati troppo presto! Quello che successe dopo fu la normale e logica conseguenza di un comportamento imbecille. Il fatto di non essere pagati fu il danno minore. Intervenne la polizia, la guardia di finanza, i pompieri e le ambulanze dell’ospedale… c’era tutto il paese a condannare dieci farabutti che non ottennero l’appoggio neanche dai loro genitori. Ci volevano denunciare. Andò a finire a tarallucci e vino solo perché, a questa spedizione, avevano partecipato anche i due figli del famoso Notaio del posto che, a differenza della plebe che gli altri rappresentavano, erano intoccabili.

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