L'informatica

Jack era un giovane americano vissuto intorno al 1800, nato e cresciuto in una piccola città dell'est, non lontana dal grande oceano Atlantico. Si era da poco sposato con una concittadina e, insieme, avevano messo su casa in un piccolo quartiere proprio vicino al centro. Non era stato difficile trovare lavoro in una Grande Compagnia la quale, seguendo la crescente domanda, comprava terreni per edificarci abitazioni. Il lavoro non era male, lo stipendio era buono, l'orario non era pesante e tutto sembrava andare per il meglio. Un giorno Jack si trovò a parlare con Peter, il suo Capo, e rimase affascinato dalla convinzione con la quale, quell'uomo ormai anziano, gli spiegava che il futuro sarebbe stato nelle mani di coloro che avrebbero creduto nella “ferrovia” e cioè il nuovo e moderno mezzo per muoversi da un posto all'altro. Jack, che fino ad un attimo prima non sapeva neanche cosa fossero i binari, al termine di quell'incontro, aveva maturato la certezza che quell'uomo aveva ragione. Fu un attimo e la sua vita cambiò. Da quel momento dedicò tutto se stesso a capire le logiche ed il funzionamento di quel mezzo. Studiava e progettava, progettava e realizzava e, allo stesso tempo, cercava di convincere sempre più gente che la strada da lui intrapresa era la scelta più logica per continuare quel progresso che l'umanità cerca da sempre. Ebbe molti nemici i quali, oltre a deriderlo, cercarono di impedire questo cammino. Fu tutto inutile: loro persero e Jack vinse.

Con le dovute cautele e differenze, io mi sono sentito come Jack.

I primi anni del mio nuovo lavoro sono paragonabili alla conquista dell'ovest americano. Carovane di giovani e meno giovani si impossessarono delle nuove conoscenze e partirono alla ricerca dell'oro. Molti caddero lungo il difficile viaggio verso la terra promessa ma quelli che restarono in piedi si trovarono ad essere gli unici a possedere le conoscenze per far funzionare quelle enormi apparecchiature piene di luci e nastri che giravano. Saranno proprio quei ragazzi che, con le loro idee e convinzioni, guideranno la vera nuova rivoluzione culturale. Una generazione giovane e appassionata mise in crisi profonda quella adulta e dominante. In pochi decine di anni, senza spargimento di sangue, fu spazzata via la presunzione che per "essere importante" occorrevano anni e anni di esperienze troppo spesso equivalenti agli anni di servizio. Affermazioni che servirono poco, quando in molti uffici attaccarono la spina di quell'infernale macchina che non faceva nulla se tu non eri capace di fargli fare qualcosa.

Ci sono molte professioni ma a me piace dividerle in due categorie. Quelle che, chiunque, applicandosi il necessario, è in grado di fare più o meno bene, e quelle che puoi fare solo se hai particolari requisiti che solo madre natura stabilisce a chi concederli. Nessuno può diventare uno scienziato se non ha un quoziente di intelligenza fuori dal comune. Nessuno può diventare un pittore o un poeta se non ha un cervello in qualche modo diverso dalla norma. Allo stesso modo, per diventare un buon informatico, negli anni 70 erano necessarie un paio di caratteristiche che non tutti avevano: una abbondante dose di logica e altrettanta fantasia, ed è strano riconoscere come, con la sola intelligenza, facevi poca strada. Difficile da credere ma era così. Imparare un nuovo modo di ragionare, affrontare un problema non con le conoscenze acquisite ma applicando le sereve logiche interne di una macchina, per molti fu un ostacolo insuperabile.