Gli Scacchi

E' una lunga storia che mi ha coinvolto fino dal tempo delle elementari. Tutto iniziò quando mio cugino Franco Barsanti, fratello di Anna, si mise in testa di insegnare quel gioco ad un bambino di una decina di anni. Conoscevo e giocavo a Dama, ma gli Scacchi sono ben altra cosa e a me piacquero tanto e subito. Per una lunga estate giocai spessissimo con il mio insegnante... perdendo sempre. Poi, piano piano, nel mio cervellino in costruzione, cominciarono a farsi largo nuove “connessioni” che, dopo alcuni mesi, mi permisero, e la ricordo ancora, di pareggiare la mia prima partita. Non avevo vinto ma, e questo era fondamentale, non avevo neanche perso!

Dopo poco, nel gioco entrò un altro appassionato: Luciano Barsali, marito di Anna, insieme al quale, fino a quando non fu trasferito a Caserta, giocammo una lunghissima serie di partite. Continuai ad affrontare, con alterne fortune, chiunque rispondesse affermativamente alla domanda “Sai giocare a Scacchi?” però era abbastanza difficile trovare qualcuno che conoscesse le molte regole. Eppure continuo a pensare che sia un attività che, oltre che divertente, stimoli la mente ad effettuare ragionamenti complessi, a volte anche troppo.

Appena saputo che a Lucca esisteva un Circolo Scacchistico, dopo essermi iscritto, passavo molti dei miei giovedì sera presso il Bar Di Simo dove i soci, anche molto anziani, si riunivano per giocare in pace. C'era gente veramente in gamba e molto preparata dal punto di vista teorico e quindi, su loro consiglio, cominciai ad acquistare libri di tecniche e teorie scacchistiche per poter competere, se non proprio ad armi pari, almeno con la speranza di non perdere rovinosamente. Lo studio della teoria, dalle aperture ai finali, mi fece fare un bel salto di qualità e arrivarono le prime vere vittorie. Di tutti quegli anni ricordo molto bene il 1972 e cioè l'anno dell'incontro del secolo. A livello globale, dopo anni di silenzio stampa, tutti i media iniziarono a parlare della sfida per il campionato del mondo tra il russo Boris Spasskij e l'americano sfidante Bobby Fischer. L'importanza di questo evento era testimoniata dal fatto che anche i quotidiani nazionali parlavano ogni giorno di scacchi. Addirittura, come poi successe per tutte le partite ufficiali dell'incontro, erano state aperte alcune rubriche dove venivano riportate, mossa dopo mossa, le più importanti esibizioni dei grandi maestri internazionali. In quel periodo giravo sempre con una piccola scacchiera in tasca e con libretti che riportavano importanti partite tra famosi maestri. Su quella stessa scacchiera, molti anni prima, ero stato beccato a giocare a scuola con regolare rapporto del professore e conseguente sospensione...

Il periodo sicuramente più intenso è stato nel 1973 e cioè quello nel quale, per circa sei mesi, ho partecipato al corso di programmazione effettuato nella sede milanese della Siemens. Dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17, stavamo in aula ma, negli intervalli avevo conosciuto un ragazzo milanese amante degli scacchi e lui, dopo aver rovinosamente perso un paio di partite con me, ogni pomeriggio, appena terminato il corso, mi accompagnava, e mi faceva entrare, nel grandioso “Club Scacchistico” chiamato anche “Accademia degli Scacchi” di cui suo padre era uno dei soci più vecchi ed importanti (...lui diceva così). Dal punto di vista delle mie performance, quello è stato il periodo migliore. Giocavo con gente veramente in gamba e ad alcune mie partite spesso assistevano spettatori interessati che erano venuti a vedere quel “ragazzo di Lucca che non giocava niente male!"

Sfruttavo ogni possibilità per confrontarmi davanti ad una scacchiera e quindi, alla fine degli anni 70 ai tempi delle vacanze al Biancamano, dopo aver conosciuto e giocato una quindicina di giorni con un tedesco appassionato come me, abbiamo potuto continuare a farlo anche al termine delle vacanze in quanto, in quegli anni, esistevano cartoline postali specifiche per spedire le mosse per corrispondenza. Grandiose partite sono avvenute anche negli anni 80 nel periodo in cui portavamo la nostra roulotte nel campeggio sul lago di Corbara in Umbria. Giuseppe, il titolare, era anche lui appassionato di scacchi e, sia per non intralciare il suo lavoro sia per poter giocare in tutta tranquillità, le sfide non iniziavano mai prima delle 23,30 terminando, ovviamente, nel pieno della notte.

Con l'avvento del computer e la sempre più difficoltosa ricerca di avversari, ho risolto la mia necessità di confronti scacchistici con un software proveniente da Camp Darby e avuto tramite un amico scacchista che lavorava per gli americani. All'inizio non ero certamente entusiasta di giocare contro una macchina ma, ben presto, ho dovuto ricredermi. Mi sembra di aver perso rovinosamente le prime tre o quattro partite e poi, solo impegnandomi al 100% riuscivo a pareggiare e, qualche volta, a vincere.

Purtroppo, nel gioco degli scacchi, se vuoi mantenere un buon livello devi giocare spesso, molto spesso. Gli anni passavano ed io ero sempre più attratto dall'informatica, dal mio lavoro, il quale non ci mise molto a sopraffare qualsiasi altro mio interesse. Il tempo dedicato a quel passatempo è lentamente ma inesorabilmente diminuito fin quasi a scomparire del tutto. Gli scacchi sono ritornati a galla negli anni 90 quando ho conosciuto Marco Dinelli. Almeno una volta per settimana, dopo avergli insegnato tutto quello che potevo, abbiamo passato molto del nostro tempo davanti alla scacchiera e devo riconoscere che imparò veramente in fretta fino a quando, dopo qualche anno, riusciva spesso a mettermi in difficoltà, anche perchè la sottovalutazione dell'avversario è sempre controproducente.

Piccola curiosità: una delle ultime volte che ho avuto a che fare con questo gioco è avvenuto mentre prendevo un caffè in un bar. Due persone stavano giocando davanti ad una scacchiera la quale, come negli anni ho avuto modo di notare più volte, era posizionata in modo non corretto. Mi sono avvicinato ed ho fatto presente che la scacchiera, a differenza della Dama, deve essere posta in modo tale che la casa nell’angolo a destra del giocatore sia bianca anche per rispettare l'altra regola di base e cioè il posizionamento della regina bianca la quale, inizialmente, deve occupare la casella bianca a sinistra del Re e quella nera la corrispondente casella nera. Mi hanno guardato molto sorpresi e non sono affatto sicuro che abbiano riconosciuto l'errore. Spero che abbiano poi avuto modo di informarsi...