Uno a ottantasette (4)

Alcune parole sulla motorizzazione dello scambio a tre vie di accesso alla stazione nascosta e posizionato appena dentro la galleria. Quando ho progettato il mobile, nel tratto invisibile non ho pensato che avrei potuto avere la necessità di lavorare sotto il piano di posa dei binari che quindi è assolutamente irraggiungibile! Tutti i collegamenti intendevo lasciarli in superficie compresa la motorizzazione degli scambi. La soluzione più semplice sarebbe stata quella di metterci due motori Roco esterni ma, per complicarmi la vita e per rispettare una omogeneità di motorizzazioni, ho deciso che avrei comunque utilizzato i Tortoise però, invece che installarli sotto, ho trovato un modo abbastanza originale per farli funzionare da sopra! L'ingrandimento della foto di destra chiarisce il mio operato meglio di qualsiasi spiegazione scritta. Non so ancora se questa soluzione sarà molto affidabile ma l'eventuale sostituzione con sistemi meno complicati potrà essere realizzata semplicemente e rapidamente.

Gennaio 2007
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In questo tipo di attività è abbastanza normale saltare da un lavoro all'altro e procedere verso l'obiettivo finale dando "un colpo al cerchio ed uno alla botte". Vista la quantità e la diversità degli interventi capita spesso di mettere le mani su un particolare per poi lasciarlo incompiuto anche perchè, almeno per quanto mi riguarda, dopo un pò di tempo che mi applico su una cosa mi stanco e sento il desiderio di fare qualcosa di diverso.
- Durante lo sviluppo dell'impianto elettrico mi sono reso conto che nonostante la massima attenzione, inserendo le braccia sotto il tracciato, a volte urtavo leggermente con l'avanbraccio contro le scatole dei motori Tortoise. Nessun danno immediato ma, poco alla volta, avrei potuto scardinare il motore rendendo vano un lavoro che mi aveva preso non poco tempo. Per questo motivo ho realizzato dei supporti in legno che inseriti sotto i motori rendono questi estremamente solidi e quasi inamovibili;
- La morfologia del terreno non può avere "scalini" innaturali e quindi con stucco, dita e spatola, ho provveduto a creare dove ritenevo necessario e solo sulle superfici ormai inamovibili, una serie di "scivoli" il più naturali possibili;
- per completare l'impianto elettrico avevo bisogno di un piano facilmente accessibile sul quale posizionare i vari alimentatori, trasformatori e quant'altro necessario al funzionamento dei convogli e degli altri apparati elettrici. Dentro lo sportello del mobile immediatamente adiacente il sinottico ho quindi realizzato un semplice pannello scorrevole che mi permetterà di lavorare comodamente;
- la prima mano della colorazione dei binari era un po' troppo chiara e quindi, con l'aggiunta di un paio di gocce di nero, ho steso una seconda mano. Il risultato mi soddisfa maggiomente anche se credo che saranno necessari una serie di ritocchi

Febbraio 2007
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Dopo aver terminato tutti i collegamenti elettrici del sinottico (sezionamenti, sganciavagoni e scambi) ed in attesa di costruire il secondo quadro comandi (tipo alimentazione, semafori e automatismi) che verrà posizionato a sinistra di quello già in opera, ho portato a termine il sistema di alimentazione analogica. La metà di sinistra del piano scorrevole adesso contiene un piccolo ed economico alimentatore regolato su una tensione di uscita in corrente continua di 9 Volts per il funzionamento degli scambi ed un vecchio trasformatore Trix regolato su una tensione di uscita di circa 8 Volts al quale è collegato l'OZ Control. Questa scatoletta nera, con la quale gestisco direzione e velocità, altro non è che un inverter con potenziometro che era in commercio una quindicina di anni fa. Rispetto ad un tradizionale trasformatore ho due vantaggi non trascurabili:
- procuce un'onda quadra e quindi favorisce una migliore resa dei motori a basse velocità;
- è leggero, sta in una mano e avendo un cavetto di due metri consente di muoversi.

Marzo 2007
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Inizio a lavorare sui dettagli ricavati dalla morfologia del terreno e funzionali alla tipologia del tracciato. Per l'ingresso in galleria ho trovato un materiale che non mi dispiaceva. Il prodotto (Busch - Mauer Platte n° 7402), come tutti gli altri, è però troppo nuovo, perfetto ed uniforme e quindi ho provveduto a renderlo il più usato e "vissuto" possibile. L'operazione di invecchiamento consiste in tre distinti passaggi. Con vernici ad acqua molto diluite, su una base costruttiva a nuovo di color mattone, ho passato prima un velo di nero poi, prima che questo si asciugasse, una mano di grigio chiaro ed infine, sempre con il sottofondo ancora fresco, una mano con acqua naturale. Considerato il fatto che poi verranno apportate altre importanti rifiniture, già l'aspetto attuale non mi sembra disprezzabile. Il portale è stato dipinto ed invecchiato dall'amico Enrico il quale, come si vede, è molto più accurato e preciso.

Marzo 2007
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Dopo aver bloccato tutto quanto non avrà più alcun bisogno di essere rimosso, ho continuato ad addolcire il paesaggio nascondendo con una o più mani di gesso gli scalini dovuti all'accostamento di materiali diversi anche nell'altezza, rendendo di fatto più naturale i piccoli dislivelli. Appena il gesso è secco lo tingo di verde per avere un'idea del bilanciamento cromatico e delle varie ripartizioni di colore. La scelta e l'esecuzione della colorazione dell'asfalto mi ha impegnato molto più di quanto pensassi. Una piccola strada di campagna o l'asfalto presente in uno scalo merci non può essere di un colore perfettamente unito. Prima ho steso un colore grigio e e poi ho realizzato le macchie. Dovrò comunque intervenire ancora per renderlo più realistico.

Marzo 2007
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In un plastico è molto difficile non posizionare una serie più o meno lunga di muretti, muri o muraglioni. La realizzazione di questo particolare, a meno di non disporre di muratori in scala 1:87, può essere eseguita seguendo vari livelli crescenti di difficoltà. Per i semplici muretti, ovvero per le mie necessità, si va dal singolo listello di legno verniciato al listello rivestito con carte o cartoncini specifici regolarmente in commercio. Sopra i muretti, per concludere la costruzione, può essere posizionato in orizzontale un ulteriore piccolo listello come termine naturale dello stesso. Essendo convinto che tutto questo faccia comunque parte di un passatempo è importante dedicarsi ad attività che siano abbastanza complicate proprio per far passare il tempo raggiungendo anche l'obiettivo del massimo realismo possibile. Scegliendo quindi la strada più complessa ho ritenuto caratterizzare ancor di più questi particolari mettendo in opera la copertura come una serie di piccole pietre una adiacente all'altra. Per la cronaca, con la sola esclusione del materiale usato per la galleria, ho utilizzato materiale Heki 70052, Faller 552/6a e Vollmer 6043 il tutto ripassato con colori ad acqua. Anche in questo caso, ovviamente, restano ancora da realizzare tutte le rifiniture ed i danni che il passare del tempo produce in un ambiente di campagna...

Aprile 2007
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Qualche errore avrei potuto evitarlo. Mi riferisco agli sgancia-vagoni ai quali è stato dedicato molto tempo in fase di progetto del tracciato affinché, con un posizionamento logico, potessero svolgere efficacemente il loro lavoro. Fino a quando il digitale non consentirà, a prezzi irrisori, di sganciare cosa, quando e dove ci pare, la collocazione fisica di questo apparato è fondamentale. Purtroppo, chissà come e chissà perchè, non ho acquistato quelli con motore sottoplancia e quindi mi sono trovato obbligato ad affrontare il problema, se non della loro sparizione, di un ragionevole mascheramento. Preso atto che comunque si voglia, con motore sottoplancia o meno, gli sgancia-vagoni sono veramente brutti, dopo aver tolto le coperture dei motori per guadagnare almeno un millimetro, le soluzioni adottate sono state le seguenti:
- quello in stazione è stato "infilato" in un piccolo marciapiede con i fianchi in mattoni costruito appositamente a misura;
- quello all'ingresso della piattaforma è invece "contenuto" in una bassa collinetta degradante verso l'ingresso della galleria (particolare che nella foto non si vede).

Aprile 2007
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Nella realizzazione del muretto di contenimento del serbatoio dell’acqua ho sperimentato una modalità di costruzione di muretti in pietra che ritengo dia un buon risultato. Ho passato un velo di gesso sulla superficie. Poi, poco prima che questo seccasse, con una piccola punta ho disegnato le forme caratteristiche delle pietre, tinte in seguito di un colore appropriato. In ultimo, nei grossi commenti bianchi, ho colato una diversa tonalità di grigio.

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