La lampada di Aladino

Una fredda mattina di inizio primavera camminavo lungo la spiaggia semi deserta di Viareggio. Non pensavo a nulla, o meglio, ero totalmente concentrato sulla incredibile bellezza della natura che mi circondava. Il sole, il mare, le nuvole e il vento occupavano tutti i miei sensi procurandomi una infantile serenità. I problemi del mondo erano lontani anni luce e non avrebbero potuto in alcun modo distogliermi da quella magia se non fossi inciampato in un qualcosa che sporgeva dalla sabbia. Fu facile recuperare quell'oggetto, lo rigirai tra le mie mani, pareva di ottone e assomigliava vagamente ad una teiera schiacciata. In un attimo pensai di aver trovato la lampada di Aladino per cui, continuando a sorridere, cominciai a strofinarla come racconta la leggenda e.... mi apparve il Genio!

Non credevo ai miei occhi però, nonostante tutto, mi sentivo tranquillo e aspettavo gli eventi che non si fecero attendere. La figura uscita da quella “teiera” mi guardava sorridendo e mi disse che, a differenza di quanto narrato sui poteri della lampada, egli non aveva l'incarico di esaudire tre miei desideri perciò non avrei avuto alcuna possibilità di scelta. Continuò dicendomi che i primi due desideri di qualsiasi essere umano non potevano che essere la salute e la serenità e quindi mi garantì un perfetto stato fisico e un altrettanto gioioso stato mentale mentre, il terzo magico “intervento” era contenuto dentro un piccolo sacchetto di pelle nera che nel frattempo apparso nelle sue mani... e lo stava aprendo.

Conteneva una Smith and Wesson 357 Magnum con silenziatore!

Senza fermarsi neanche un attimo nelle sue “spiegazioni” mi disse che, per 24 ore, non un minuto di più né uno di meno, avrei potuto utilizzare tutte le incredibili possibilità offerte da quest'arma magica che avrei dovuto riconsegnarla nelle sue mani alla stessa ora e nello stesso posto nel quale ci trovavamo adesso. Continuò avvisandomi che tra pochi secondi e per la durata prevista, sarei diventato assolutamente invisibile, inoltre le munizioni non sarebbero state un problema perchè mi assicurò che avrebbe potuto sparare in continuazione senza alcuna necessità di doverla ricaricare. Mi spiegò poi che i proiettili erano straordinariamente efficaci perchè, puntato il bersaglio, avrebbero colpito esattamente dove avrei voluto colpissero provocando i danni che avrei desiderato provocassero e, udite udite, senza lasciare alcuna traccia né del foro di ingresso né di quello di uscita affinchè nessuno potesse rendersi subito conto che il bersaglio era stato colpito da un proiettile! Il migliore effetto collaterale consisteva nel fatto che, oltre ad una evidente impunità dovuta alla mia invisibilità, la mia coscienza sarebbe stata messa in “stand by” per tutta la durata dell'incantesimo e cioè per 24 ore e, in ultimo, mi garantì che dopo il periodo di utilizzo mi sarei dimenticato tutto. Posò il sacchetto sulla sabbia, fece un grande sorriso e... scomparve.

Appena entrato in possesso dell'oggetto mi accorsi che la mia ombra non esisteva più! Dopo un attimo di esitazione mi meravigliai non poco del fatto che il mio cervello, in due secondi, aveva pianificato tutto quello che avrei dovuto fare. Dopo quindici minuti ero quindi alla stazione dove sarei salito sul primo treno per Roma. Mancavano ancora venti minuti e quindi tornai nel piazzale. Una grossa BMW nera stava parcheggiando in un posto riservato agli invalidi ed il conducente, un sanissimo e grosso bullo di mezza età, dopo aver mandato a quel paese un signore che gli aveva fatto presente il suo comportamento scorretto, chiuse l'auto e si avviò al bar di fronte alla stazione. Decisi che avrei provato l'arma! Dopo pochi minuti vidi quel quintale di lardo che tornava verso la sua auto, si fermò un attimo per accendere una sigaretta e... stramazzò al suolo emettendo urla lancinanti. Il suo ginocchio destro era come esploso dall'interno provocando danni irreparabili alle ossa, alla muscolatura e distruggento un bel po' di connessioni nervose. Non so se riuscirà mai più a camminare senza un evidente handicap ma, certamente, potrà “legalmente” usufruire dei parcheggi riservati ai disabili. Uno stronzo in meno!

Il viaggio non fu semplice a causa dell'affollamento nelle carrozze e, anche se mi spostai subito in prima classe dove i passeggeri non erano tantissimi, passai tutto il tempo a cercare di non interferire mai con il corpo di qualcun altro. Non so quale effetto avrebbe provocato ad una persona il fatto di urtare contro qualcosa... che non c'è! Arrivai alla stazione Termini alle 15 e mi avviai a piedi verso la mia destinazione che era distante poco più di due chilometri. Appena lessi la scritta “Piazza di Monte Citorio” mi sentii come un bambino che è finalmente arrivato al negozio di giocattoli. Stavo per divertirmi davvero. Anche la sorte era dalla mia parte quando capii che nel primo pomeriggio sarebbe avvenuta una votazione molto importante alla quale nessun parlamentare sarebbe dovuto mancare! Ovviamente il metal detector non rilevò l'arma e nessuno mi vide mentre entravo. Allo stesso modo non fu certo difficile accedere all'aula del parlamento. Mi posizionai nel parterre, al centro del semiciclo accanto alle dattilografe che guadagnano cifre assurde e aspettai che l'aula fosse al completo. In quella mezz'oretta cercai di memorizzare tutte le posizioni nelle quali sedevano o andavano a sedersi i politici più conosciuti, più in carriera, quelli che appaiono continuamente alla TV per raccontarci una cazzata dietro l'altra.

Neanche un minuto dopo l'apertura della seduta, dalla canna della mia 357 Magnum cominciarono a partire, in rapida sequenza, una lunga serie di proiettili molto, molto intelligenti. Le grida e le urla di terrore servivano solo a dimostrarmi che quell'arma funzionava esattamente come il Genio mi aveva raccontato. Quando, dopo aver sparato a trecentosessanta gradi, mi resi conto di aver centrato tutti, ma proprio tutti i miei bersagli (forse anche qualcuno in più e me ne scuso), cominciai ad avviarmi verso l'uscita. Il panico era ai massimi livelli. Nessuno aveva ancora capito cosa fosse successo a un buon numero di nullafacenti e mantenuti che, con le mani alla gola, si erano accasciati, con il sangue che gli usciva dalla bocca, sulle panche dalle quali governano il loro regno. Ero certo, come assicuratomi dal mio amico Genio, che i proiettili fossero entrati nel loro collo e, precisi come un orologio svizzero, erano esplosi accanto alle loro corde vocali rendendo assolutamente impossibile un qualsiasi tipo di intervento chirurgico di recupero. L'Italia aveva una sessantina di nuovi muti! Non avrebbero mai più potuto pronunciare nessuna di quelle parole, che gli erano servite per metterla nel c..o al popolo. Anche se godevo come un riccio, non mi sentivo ancora soddisfatto e quindi, come un bambino che vuole sempre un giocattolo in più, mi recai al vicino Senato della Repubblica dove, ve lo potete immaginare, resi privi di parola un'altra cinquantina di brave persone.

Roma, in meno di un'ora, era diventata una città militarizzata. Carabinieri, Polizia ed Esercito stavano bloccando tutto. Nelle vie e nelle piazze venivano effettuati fermi e controlli a tappeto mentre l'aereoporto, la metropolitana e la stazione erano strettamente sorvegliati. Uscire dalla Città Eterna sembrava veramente cosa ardua. Avevo in mente altre azioni simili ma mi resi conto che avrei dovuto concentrarmi solo sul viaggio di ritorno. Elicotteri nel cielo, e mezzi di tutti i tipi, con assordanti sirene, percorrevano continuamente le strade romane. Quando arrivai alla Stazione vidi che tutti i treni regionali erano stati soppressi e gli unici a partire più o meno regolarmente sarebbero stati quelli della linea ad alta velocità perchè, ovviamente, i signori delle caste e gli uomini d'affari non devono certo subire ripercussioni da eventi che coinvolgono tutto il popolo. La gente è la gente, chi se ne frega, chi la conosce? Loro no, loro sono brave persone, sono oneste, lavorano per il bene degli altri. Qualche vantaggio dovranno pure averlo o no?

L'invisibilità è veramente una cosa spettacolare, chi non l'ha mai provata non può rendersi conto né capire le immense potenzialità di questa insolita condizione. Passare i controlli che bloccavano tutta la banchina del binario numero 12 fu più facile che bere in un bicchiere d'acqua. Mi avvicinai, scesi sul binario laterale, sorpassai il blocco militarizzato e risalii tre metri dietro il mitra di un Carabiniere. Il mio treno era a portata di mano. Fregati! Dopo poco più di un'ora e mezzo scesi alla stazione di Santa Maria Novella. L'ultimo treno per Viareggio partiva alle 23.49 e quindi, anche se avevo un po' di tempo libero, decisi che sarebbe stato più prudente non effettuare alcun “intervento” per evitare un possibile blocco ferroviario che mi avrebbe impedito di raggiungere il mio appuntamento con il Genio. Mi annoiai e basta. Certo se avessi avuto più tempo oppure una velocità di spostamento magica mi sarebbe piaciuto fare una capatina operativa anche nelle sedi dei Sindacati, nelle TV, nelle direzioni dei giornali e, perchè no, anche all'interno del Vaticano. Purtroppo mi dovevo accontentare.

Finalmente arrivò il mio treno e salii su una carrozza di seconda classe dove c'erano solo due persone con un aspetto non proprio tranquillizzante. Non erano italiani ma, probabilmente a causa della loro origine in paesi europei diversi, per intendersi erano costretti ad esprimersi nell'unica lingua che avevano in comune: la mia. Parlavano a bassa voce e quindi, spinto dalla curiosità, presi posto ad un metro di distanza. La loro conversazione non lasciava dubbi. Erano due magnacci e spacciatori che si stavano recando in Versilia per seguire da vicino i loro sporchi affari. Non avevo bisogno di ascoltare altro e quindi tornai a sedermi un po' più lontano senza però perderli di vista. Il convoglio iniziò la sua ultima frenata all'ingresso della stazione viareggina e, contemporaneamente al rallentamento, dalla mia Smith and Wesson 357 Magnum partirono sei colpi in rapida successione. Quando scesi dal treno, la stazione era praticamente deserta e l'orologio segnava quasi le 1,30 di notte. Quei due maiali non sarebbero potuti scendere con le loro gambe e, per tutta la durata della loro vita futura, sarebbero rimasti senza prostata e con due moncherini al posto di quelle mani sporche di sangue e droga. Alè!

Mancavano ancora quasi sette ore al mio incontro con il Genio, ero stanco, contento di quello che avevo fatto ma proprio stanco. Entrai nel giardinetto antistante la Stazione e decisi che potevo permettermi un pisolino ristoratore. Sdraiato su una panchina pensai che nessuno avrebbe mai saputo chi fosse stato l'autore di tutto questo casino e, se devo essere sincero, la cosa non mi faceva poi molto piacere. Ero assolutamente convinto che almeno la metà degli Italiani, al mio posto, avrebbero fatto più o meno quello che avevo fatto io e cioè pensavo che circa 30 milioni di persone mi avrebbero voluto stringere la mano e complimentarsi per quanto avevo fatto anche per il loro futuro e per quello dei loro figli. Le palpebre si chiusero mentre entro in pieno delirio di onnipotenza. Caddi in un sonno profondo.

Quando riaprii gli occhi vidi un armadio celeste e marrone e, alla mia destra, una grande tenda bianca dalla quale filtrava la luce mattutina. Ero nella mia camera e nel mio letto... quindi avevo solo sognato! E' proprio vero che i sogni più belli non si avverano mai!