Gli anelli della vita


Visto che del sesso e delle donne non ci fregava ancora un granché, il nostro tanto tempo libero era dedicato ad inventare giochi, competizioni o comunque forme di passatempo di gruppo. C’è stato un periodo abbastanza lungo nel quale andava di moda un gioco molto particolare chiamato “baruscola”. Alternativamente, ognuno di noi doveva organizzare la propria. Attilio diceva: “domani alle undici si fa baruscola dalla casa di Aldo” e, all’ora indicata un branco di ragazzetti era in trepidante attesa sotto le finestre della casa scelta. La competizione scattava al primo lancio. Aldo doveva raccogliere, vicino alla finestra di casa, quanti più oggetti poteva. Una copia del giornalino “il Monello”, un soldatino americano, un aeroplanino di ferro, una bilia colorata e così via. Uno alla volta venivano lanciati di sotto e chi prendeva l’oggetto ne diventava immediatamente proprietario. Le battaglie fisiche per la conquista del premio erano abbastanza cruente. Non si poteva spingere ma si spingeva, non si poteva fare sgambetti ma si facevano. Le regole erano tutte disattese e, come al solito, valeva la legge della strada per cui, a quelli poco prestanti come me, restavano solo le briciole. Bisognava arrangiarsi. Non fu facile ma trovai una soluzione al mio problemino. I gusti erano molto diversi. Non a tutti piaceva “il Monello”, qualcuno preferiva avere solo automobiline, altri facevano collezione di bilie colorate. Scelsi tra i compagni più grandi e grossi, quelli che prendevano più roba di tutti e feci attenzione ai loro gusti. Mio nonno conosceva molto bene un tizio che, non so come né perché, aveva grandi disponibilità di bilie colorate e di tutte le dimensioni. A me piacevano solo le automobiline ma non riuscivo mai ad arrivare per primo. “Bimbo”, soprannome di un ragazzino grande e grosso, faceva la collezione di bilie e, quando dall’alto ne arrivava una, se decideva di prenderla non esisteva gara: era impossibile bloccarlo. Da quel giorno, ad ogni baruscola, tutte le volte che veniva effettuato il lancio di una automobilina, Bimbo si scaraventava all’attacco, la faceva sua e, dopo qualche ora con un semplice e ragionevole scambio, diventava di mia proprietà. Lavorava per me, ovviamente in cambio di bilie. In pochi mesi riuscii ad avere un parco macchine invidiabile che adoravo e conservavo con cura dentro una vecchia scatola di scarpe.