Gli anelli della vita


Frequentavamo spesso il convento dei frati francescani e passavamo le giornate nel loro chiostro a fare tutti quei giochi compatibili con la fantasia e i desideri dei bambini. Ci fu un anno che, per motivi che non ricordo più, insieme al nostro branco ci furono un paio di infiltrati provenienti dal vicino rione del Bastardo. Il problema era il fatto che erano molto più grandi di noi. Forse avranno avuto dodici, tredici anni. Ragionavano diverso da noi, avevano idee diverse, desideri diversi e noi non potevamo certo opporci. Un giorno, stanchi probabilmente delle solite cose, dopo aver complottato per un po’ chiamarono me e un altro bambino. Ci portarono dietro il chiostro, aprirono una porta, traversammo un lungo corridoio e ci infilammo tutti in una stanza poco illuminata. Sulla parete opposta alla porta di ingresso c’era una struttura in legno e, più o meno al centro, nella zona bassa, un piccolissimo buco. L’ordine fu di operare nel più assoluto silenzio e guardare in quel buco fino a che non fosse successo qualcosa di strano e, in quel caso, avvertirli subito! Loro tornarono nel chiostro a giocare ed io mi misi a guardare nel buco. Niente di strano. Era solo una stanza di un frate e, di fronte al buco, si vedeva bene un letto. Il frate, di tanto in tanto, camminando nella stanza passava nel mio campo visivo e non ebbi alcuna difficoltà a riconoscerlo. Ad un certo punto, un minuto o un’ora dopo, sentii chiaramente bussare e, subito dopo aprire e richiudere la porta ma non riuscii a vedere subito chi fosse entrato. Era entrata una donna. Non solo la conoscevo ma vidi che era la mamma di un mio carissimo amico che stava in Via San Nicolao. Ma cosa mai ci faceva lì dentro? Era veramente strano. A proposito di strano, dovevo avvisare gli altri e quindi mandai il mio amichetto, che non aveva visto ancora niente, a chiamarli. Nell’attesa continuai a guardare e dopo pochi istanti non sapevo più se sperare che gli altri arrivassero subito oppure mai! Purtroppo arrivarono quasi subito e persi il posto in prima fila ma, come tutti quelli che non erano i legittimi proprietari dell’unico occhio per l’unico buco, accostai gli orecchi alla parete di legno. Quello che sentii è assolutamente irripetibile e mi proposi che, la prossima volta, avrei avvisato gli altri solo dopo aver guardato un po’ di più. Purtroppo la silenziosa lite che i grandi scatenarono per la conquista di quel buco non fu troppo silenziosa e venimmo presto scoperti. Fui sicuro di due cose. La prima, la più importante, era che certamente non ero stato riconosciuto né dal frate né da quella donna e la seconda che avevo perso stupidamente una grande occasione. Quei grandi del Bastardo non li ho più rivisti.