Gli anelli della vita


Quando ci ripenso mi viene sempre da sorridere. Erano incontri molto di moda tra i giovani cittadini. Una casa disponibile, le mamme riunite in cucina per evitare esagerazioni, e un gruppo di ragazze e ragazzi ammucchiati nella sala a ballare. Le coppie fisse erano veramente poche. Esistevano le simpatie ma, la maggioranza, erano tutti spiriti liberi. Spesso quelle storie duravano un solo giorno o, al massimo, due o tre festine. Ballare per noi non significava muoversi insieme seguendo un rumore proveniente da tutte le parti. Era un’arte che richiedeva pazienza, precisione e decisione. Loro, le ragazze, aspettavano sedute in disparte che qualcuno di noi andasse gentilmente a chiedere un ballo. La prima fase di ogni progetto personale era “il puntamento”. Senza questo preventivo assenso, non scritto né verbale, era assolutamente inutile muoversi. La risposta sarebbe stata certamente negativa. Gli occhi si dovevano incrociare, parlare e capirsi. Le palpebre si aprivano e si chiudevano ritmicamente e con dolcezza per generare conversazioni silenziose e piene di una innocenza che difficilmente è immaginabile da chi non ha vissuto queste esperienze. Anche l’espressione, ovviamente, aveva la sua importanza. Immaginate adesso questa scena avvenuta in una casa nel palazzo esattamente di fronte il Duomo. Un sala discretamente grande piena di sedie e poltrone. Una musica romantica che si abbinava perfettamente alle luci basse nel quale si trovava tutto l’ambiente. Alcune coppie che ballano strette nella semi oscurità. Lui entra e la vede subito. Nell’angolo, immersa in una poltrona verde che appariva morbidissima come i suoi capelli che scendevano, un po’ disordinati, su un viso bellissimo. Gli sguardi si incontrano e, senza emettere alcun rumore, gli occhi parlano:
“Ma lo sai che qui, sei tu la più bella?”
“Dai, cosa dici, non hai visto le altre?”
“Quali altre?”
“Non fare lo scemo!”
“Ripeto che per me sei la numero uno.”
“Sei un bugiardo!”
“Come puoi dire questo?”
“Ma cosa vuoi da me?”
“Solo guardarti poi… dipende da te!”
“…………”
“Se ti chiedessi di concedermi un ballo, accetteresti?”
“Uno solo….”
A quel punto lui traversa la sala e si mette davanti a lei, allunga le mani e chiede. “Vuoi ballare con me?”. Dopo l’ovvio “si” lei, lentamente, si alza. Federica sarà stata almeno venti centimetri più alta di me! Mi sembrava di ballare con una stupenda giraffa e, onestamente ed ingenuamente, glielo dissi. Fece una risata grandiosa. Ballammo insieme tutto il giorno parlando e ridendo come matti e ci divertimmo sicuramente più noi due che tutti gli altri messi insieme. Fummo gli ultimi ad andare via ed i primi a ritornare, già sorridenti, la settimana dopo. Una strana coppia!