Una delle cose nella vita che non è consentito scegliere sono i genitori. Nella costruzione di un adulto la famiglia ha certamente un ruolo importante ma, altrettanto sicuramente, e almeno per me, non è l’unico. Sono convinto che i ricordi dei primi anni di vita sono quelli che restano e contano di più nella conoscenza e nel ricordo delle persone che vivono all’interno di una casa. Non intendo giudicare niente e nessuno ma, solo a grandi linee, riporto le sensazioni che, nate tanti anni fa, oggi mantengo perfettamente inalterate. Mio padre mi ha cresciuto solo con i calci in culo e le “ciaffate” a cinque dita, moltissime delle quali assolutamente gratuite. Erano sempre improvvise e violente. Colpivano con precisione millimetrica e potevano arrivare in ogni momento, alla presenza di chiunque e per qualsiasi motivo. Se ne aveva voglia trovava sempre una scusa per darmele. Solo con il tempo ho capito che questo comportamento manesco era determinato, oltre che dal suo carattere particolarmente aggressivo, dalla assoluta incapacità di confrontarsi con le parole. E’ nato nei dintorni di via San Paolino e moltissimi parenti provengono dalla zona di Piazza dell’Anfiteatro. La poco raccomandabile località di nascita sommata alle probabili amicizie del tempo non possono non aver influito sul suo carattere. Come se non bastasse era anche il più grande di tre fratelli ai quali ha dovuto fare da guida dopo la perdita improvvisa del padre avvenuta in giovane età. La miseria del tempo e la guerra fatta in Jugoslavia e in Albania devono aver completato al meglio il suo caratteraccio. La mia mamma era diversa. Intelligente e ragionevole discuteva su tutto. Negli studi, almeno fino a quando ha potuto, mi ha aiutato molto. Il suo comportamento è stato sempre in funzione di quello di Angelino e sicuramente anche lei, almeno un po’, ne aveva timore. La ricordo estremamente protettiva e, più di una volta, si esponeva in prima persona per difendermi.
Anche escludendo la poca salute che ha sempre avuto, non penso abbia fatto una bella vita né con suo marito né con suo padre che, anche lui, deve essere stato un bel tipo. Nessuno dei due è mai stato espansivo con me ma, ognuno a modo suo, mi ha fatto capire il bene che mi voleva e questo a me è servito per dimenticare l’assenza che ho dovuto sopportare nei primi anni della mia vita. Lavoravano sempre, dalla mattina alla sera, e il poco tempo che ricordo di aver passato con loro non può, da solo, aver inciso più di quello passato in strada. Mia madre mi ha detto che c’è stato un periodo che, dopo aver momentaneamente lasciato il lavoro, stava con me intere giornate ma io, purtroppo, non me lo ricordo. Per motivazioni diverse credo che, per il mio futuro, avessero aspettative differenti che però, non avendomele mai dette apertamente, non ho mai capito quali potessero essere. Adesso so che faccio parte di quella fortunata categoria di persone che non cambierebbe i propri genitori con nessun altro e che io gli vado bene così come sono. Questo mi basta.
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