Gli anelli della vita


Quando un comune amico ci parlò e ci fece vedere le foto delle piste da sci delle Dolomiti, Marco ed io decidemmo che saremmo dovuti andare a passare una settimana bianca in quei posti. L’autostrada del Brennero non era ancora completata e, grossomodo a Verona, si doveva continuare sulla statale. Partimmo come due principini con l’auto seminuova che mi ero appena comprato: una grossa Fiat 125 1600cc, cento cavalli, gialla, cerchi in lega, fari antinebbia e ruote chiodate. Eravamo tutti e tre bellissimi. La nostra destinazione era in Val di Fassa. Quando arrivammo nella zona nevicava come non avevo mai visto prima. Marco, che non gliene sfuggiva una, mi indicò due ragazze che camminavano sole al lato della strada.
“Scusate, sapete dov’è l’albergo Gran Baita?”
Era proprio davanti a noi e non l’avevamo visto. Ringraziammo con ampi sorrisi e, mentre partivamo per compiere gli ultimi venti metri sentimmo dire chiaramente:
“Boni, eh?”
Si cominciava proprio bene. Dal nostro ingresso nell’albergo la storia diventò lunga e interessante. Facemmo una doccia e, dopo esserci cambiati, essendo l’ora di cena, ci recammo nella sala ristorante dove, davanti ai nostri occhi, vedemmo una cinquantina di ragazze della nostra età (o giù di lì). Ogni tavolo era occupato da due ragazze e due bambini e, in un angolo, il tavolo riservato alle insegnanti. Eravamo arrivati in una specie di convention di baby sitter. Escludendo i bambini, noi due eravamo gli unici uomini presenti e, vi posso assicurare, non fu semplice restare indifferenti sentendo continuamente addosso parecchie coppie di occhi. Marco era più imbarazzato di me che, invece, distribuivo sorrisi a trecento sessanta gradi. Dopo cena, stanchi del viaggio e considerato che alle nove erano tutte andate in camera, decidemmo di non soffermarci troppo nello splendido bar dell’albergo e quindi, anche per cercare di organizzarci al meglio per fronteggiare quell’orda di ragazze, ci avviammo in camera. Sotto la porta c’era un biglietto con su scritto:
“Non siete due Apolli ma due polli”.
Di bene in meglio. Parlammo di quanto successo fino a quando il sonno non vinse la discussione ma, a mezzanotte, qualcuno bussò alla porta. In mutande andai a chiedere chi fosse:
“Siamo noi, facci entrare”. Aprii la porta e loro entrarono. Erano quelle due incontrate davanti all’albergo. In pigiama si misero subito a sedere sul nostro letto.
“Io mi chiamo Eleonora e lei Marisa, e voi?”
“Io sono Enzo e lui Marco”
“Quanto state qua?”
“Una settimana, perché?”
“Bene, anche noi. Sapete, i toscani ci piacciono”
“……”
Discutemmo solo di una serie di cazzate fino alle tre poi loro se ne andarono. Noi restammo a guardarci sentendoci due finocchi. Ma come, siamo stati per tre ore con due belle ragazze in camera da letto e abbiamo ….parlato! Pensandoci bene non potevamo fare diversamente. Primo, non avevamo due ambienti separati e secondo, non sapevamo, né ce lo avevano fatto capire, quale delle due voleva uno biondo e quale preferiva quello moro. La prima mossa non potevamo fallirla e quindi pensammo che era stato meglio così. Domani avremmo cercato di capire. Il giorno seguente, tornati da sciare, Marco si posizionò davanti ad uno specchio per aggiustarsi per l’ennesima volta i capelli. Velocemente passò Marisa dicendo
“Che bei capelli… però a me piacciono neri”.
Era stato deciso. Ora dovevamo risolvere rapidamente il problema della privacy. Il giovane e comprensivo Direttore dell’albergo ascoltò attentamente il “problema” e, non essendoci altre camere libere, disse che l’unica cosa che poteva fare era quella di sostituire il letto matrimoniale con due lettini. Dopo un paio d’ore l’ambiente era pronto ma la privacy non c’era. Esattamente tra i due letti, nella parete di fronte, si apriva la porta del bagno e fu allora che mi venne l’idea. Tolto il crocefisso che era esattamente nel centro del preesistente letto matrimoniale, legai una corda al chiodo libero e la incastrai nella porta del bagno socchiusa che, come detto, si trovava nell’altra parete. Con un paio di bianchi lenzuoli appesi alla corda tesa tra le pareti furono creati due ambienti separati. Nei restanti giorni dormimmo pochissimo. Quando finì la settimana decidemmo di prolungare di qualche giorno la nostra vacanza e, finalmente soli, potemmo sciare.

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