Gli anelli della vita


Era il primo dei due compiti in classe di topografia dell’ultimo e decisivo trimestre. Fortunatamente facevo parte di “quelli bravi” e quindi non avevo problemi ad occupare uno degli ultimi banchini della enorme sala nella quale ci trasferivamo per certi tipi di compiti. Alla mia sinistra, come al solito, era posizionato Luciano cioè quello con cui mi preparavo a qualsiasi esame. Era l’unico con il quale mi trovavo bene. Sveglio e intelligente era la ruota di scorta che ogni alunno desidera avere vicino nel momento del bisogno e spesso, avendo entrambi una fiducia cieca reciproca, dividevamo i compiti in sezioni che ognuno poi passava all’altro. Quella volta successe l’imprevedibile. A un certo punto dello svolgimento c’era da fare un calcolo trigonometrico neanche troppo difficile e l’esperto era Luciano. Pochi minuti dopo sul mio tavolo arrivò la soluzione. Andammo avanti continuando a scambiarci dati come avevamo sempre fatto. Alla fine, come al solito, fummo tra i primi a consegnare il compito sicuri, come sempre, di aver fatto tutto bene. Era importante iniziare alla grande l’ultimo trimestre. Qualche giorno dopo, quando il Professor Micheletti iniziò la riconsegna dei compiti, avvertii subito che qualcosa non andava. I migliori risultati erano i primi a essere consegnati e, dopo quattro o cinque distribuzioni, né io né Luciano avevamo avuto ancora i nostri compiti. Fummo chiamati per ultimi. Il calcolo fatto dal mio esperto amico conteneva un banale errore che, per nessuna ragione al mondo, poteva essere stato commesso esattamente uguale da me. L’ovvia conclusione era che ci eravamo passati il compito e quindi prendemmo lo stesso identico bassissimo voto e cioè due. Essendo nell’ultimo trimestre significava avere una sola possibilità per rimediare prima degli scrutini finali e quindi chiedemmo di poter fare insieme un qualcosa che nessuno prima di allora aveva fatto. Un rilievo completo e a colori di tutta Piazza della Concordia. Il professore accettò ma richiese la consegna del lavoro entro quindici giorni. Per quattordici giorni due futuri geometri passarono le loro giornate in quella piazza alberata a misurare tutto il misurabile. I calcoli trigonometrici furono competenza di Luciano mentre la parte grafica era compito mio. Il disegno, anni fa, lo vidi ancora esposto in un corridoio dell’istituto tecnico Francesco Carrara. Prendemmo gli unici dieci mai avuti e che, sommati ai due, davano un risultato personale complessivo di dodici. La media fu sei e l’otto che avevamo all’orale non ci diede la stessa soddisfazione.