Generazione Smartphone

Nel corso dell'esistenza il nostro cervello viene modellato secondo i canoni della società in cui viviamo. Dal momento della nascita, con il passare del tempo, apprendiamo quindi gli usi, i costumi ed i comportamenti che la cultura del periodo storico quasi ci impone. Il rispetto di tali insegnamenti ci fornisce quel senso di appartenenza che è assente nelle forme di vita solitarie e che invece, nel nostro caso, provvede a rendere la vita più o meno analoga ai nostri simili facendoci sentire presenti e partecipi al cammino e agli sviluppi dell'umanità. Il cervello di un bambino è come una scatola vuota la quale, ogni giorno, è ben disposta a catalogare, ordinare e ricordare tutto quanto viene immesso dall'esterno. Le informazioni memorizzate saranno la base degli apprendimenti successivi e, dopo poche decine di anni, con il fondamentale contributo della famiglia di appartenenza e delle istituzioni scolastiche, il lento processo di costruzione cerebrale potrà dirsi concluso.

Fino agli inizi del secolo passato la naturale crescita umana è stata determinata da “tempi lunghi” per cui, tra una generazione e la successiva, anche se si riscontravano continue differenze comportamentali, il modo di pensare ed agire (e quindi il rapporto tra vecchi e giovani) non poteva creare grandi difficoltà. L'esistenza umana, in maniera non dissimile da quella animale, fonda molte delle proprie certezze sulla ripetitività delle azioni, sulla familiarità dei comportamenti e cioè, detto in una sola parola, sulle abitudini. A rovinare, se così si può dire, il lento e costante cambiamento è improvvisamente apparsa la tecnologia la quale, con una velocità esponenziale e a differenza di tutta la storia precedente, introduce modifiche comportamentali le quali, molto spesso, impattano bruscamente in cervelli già formati stravolgendo abitudini marmoree.

La rivoluzione comportamentale portata avanti dalla “generazione smartphone” sta mettendo in discussione molte abitudini di quelle precedenti, una rivoluzione che, per la verità, è nata negli anni 90 quando i computer e internet entrarono prepotentemente nella vita di tutti. Già a quel tempo la tecnologia iniziò a fare “morti e feriti” ma il mutamento era circoscritto a pochi ambienti mentre oggi, grazie agli smartphone, è assolutamente globale. Lo smartphone è un oggetto di una utilità indiscutibile ma quando l'argomento viene affrontato con alcune persone, emergono resistenze sempre e comunque legate alle abitudini personali e quindi alla difficoltà di accettazione di un nuovo modo di comunicare, resistenze che rapidamente sfociano in critiche più o meno pesanti nei confronti degli utilizzatori.

L'accettazione di questa rapida “valanga” di novità non poteva non creare problemi. In queste situazioni, negli anziani la reazione del singolo è chiaramente dipendente sia dal proprio livello di chiusura mentale sia dal personale desiderio di non essere “tagliati fuori”, specialmente nel rapporto con i giovani. Forse questa “chiusura mentale” potrebbe derivare da una decisione soggettiva oppure potrebbe dipendere da una naturale conseguenza dell'invecchiamento cerebrale che si rifiuta di apprendere ed accettare le novità. Ovidio scrisse: Niente è più forte dell'abitudine (Nil adsuetudine maius) però non dobbiamo certamente ringraziare l'abitudine se dalla vita nelle caverne siamo arrivati sulla Luna. L'essere umano è nato per adeguare il proprio comportamento all'ambiente circostante, ha un collegamento indistruttibile con le proprie tradizioni e rispetta fortemente le usanze ma l'obiettivo principale è sempre stato quello di migliorare la propria esistenza. L'abitudine è comunque parte integrante della vita perché la rende più semplice e dà sicurezza, però è controproducente e assurdo rifiutare aprioristicamente una novità con una presa di posizione eccessivamente affrettata e spesso priva di qualsiasi fondamento oggettivo.

Tutti ormai conoscono gli argomenti addotti per attaccare i possessori di quegli oggetti e, questo documento, non ha certo intenzione di disquisire sui modi di fare dell'attuale generazione per almeno tre motivi: primo, è quasi sempre inopportuna la critica comportamentale quando l'età dei giudicanti è troppo diversa da quella dei giudicati; secondo, non esiste una generazione perfetta e anche l'attuale ha i suoi difetti che, in alcuni casi, potrebbero essere definiti come esagerazioni giovanili e quindi assolutamente naturali e conformi all'età dei “criticati”; terzo, proviamo a chiederci: “cosa avrebbero fatto i giovani di mezzo secolo fa se tutti avessero avuto in mano uno smartphone come quelli di oggi?” L'unica risposta possibile non potrebbe essere che: “si sarebbero comportati esattamente come si comportano i giovani di oggi!”

La tecnologia che sta dietro gli smartphone, purtroppo poco o per nulla conosciuta dagli inconsapevoli utilizzatori, sta portando avanti un radicale cambiamento di molte abitudini, un cambiamento iniziato con la nascita dei PC e la successiva diffusione del web. Pochi decenni fa, gli attuali vecchi informatici, già prevedevano la graduale scomparsa delle Poste, il lento ma inesorabile declino della carta stampata, l'abbandono della scrittura con la penna, la rivoluzione provocata dalla digitalizzazioni delle immagini, rapporti diversi con le Banche e tutte quelle attività che oggi possono facilmente essere compiute da un semplice smartphone connesso alla rete. Con l'avvento dei “social”, per moltissimi, la presenza in rete è passata da optional a indispensabile.

I “social” sono utili strumenti per dimostrare la propria appartenenza ad un tipo di società, per allargare le conoscenze, per sapere cosa fanno gli altri, per essere visti e riconosciuti, per condividere informazioni e immagini, per esprimere pareri, per esternare i propri interessi, per organizzare incontri e tanto altro ancora. I pericoli di incontrare, o peggio ancora frequentare “farabutti” che si nascondono dietro menzogne, false promesse e lusinghe è inversamente proporzionale all'intelligenza del singolo, esattamente come accadeva quando i “social” non esistevano.

Il mondo è sicuramente bello, interessante e divertente anche senza lo smartphone però, visto che c'è... perchè rifiutarlo?

P.S.
Sono certo che gli smartphone abbiano ancora poco più di una decina di anni di vita, poi sarà la fine di dispositivi che ci portiamo dietro passivamente e l’inizio di qualcosa che collega i nostri corpi direttamente alla rete. La realtà virtuale o aumentata sarà il prossimo futuro e per molti di noi sarà strano.... e criticheremo.