Il terzo tempo


Siamo attori senza copione. O meglio, il copione esiste, ma il Regista ce lo fa vedere e recitare paragrafo per paragrafo senza alcuna prova o accettazione preventiva. Non sappiamo se il film del quale siamo protagonisti sarà un cortometraggio, una pellicola normale o una particolarmente lunga. Non sappiamo neppure se la parte a noi assegnata sarà prevalentemente drammatica o comica, leggera o impegnata. Difficilmente potremo intervenire sull’ambientazione, sulle scenografie o sulla trama. Siamo costretti ad accettare questo incarico al buio. Una cosa però dipende solo da noi: l’impegno ad essere all’altezza di quanto il Regista si aspetta.

1° tempo. E’ come navigare sul mare verso un orizzonte che non c’è e che non esiste neanche nella nostra immaginazione. Siamo circondati da coetanei e immersi nell’ingenuità andiamo, spesso frettolosi e sperando che il tempo passi rapidamente, incontro all’avventura dell’esistenza. Sprizziamo gioia di vivere da tutti i pori, non sappiamo dove andiamo, non ci guardiamo indietro né ci interessiamo troppo di quelli a noi fisicamente vicini. Quando a volte, il mare genera un vortice che ingoia per sempre uno di noi, non ci poniamo alcuna domanda né, tanto meno, ci creiamo qualche problema esistenziale. Proviamo sentimenti primitivi e veri che pongono al centro solo quella cosa che si chiama “io” ed è giusto che sia così. Mangiamo, dormiamo e cresciamo. Cresciamo, dormiamo e mangiamo. Ci allontaniamo sempre più dalla riva e dopo alcune miglia percorse nel mare più calmo del mondo arrivano le prime fastidiosissime onde. Perché studiare? Perché obbedire? Perché fare quello? Perché dire questo? Ma non stiamo bene così come siamo? Il bel viaggio continua senza soste. Conosciamo altri, giochiamo, parliamo, discutiamo e ci accorgiamo che siamo tutti unici e diversi. Anche le barche usate non sono uguali. Non ci facciamo molto caso. Ora ci attira la diversità dell’altro sesso. Combattiamo e ci curiamo le ferite. Fanno male. Poi troviamo l’altra metà della mela e decidiamo di far terminare il primo tempo. Tutto questo processo si chiama gioventù.

2° tempo. Il viaggio continua sul solito mare verso il solito orizzonte che, qualche volta, cominciamo a temere che esista davvero… per gli altri. Navighiamo nella sua direzione ma lui, fortunatamente, continua a spostarsi in là. O almeno così ci sembra. Ci sentiamo ancora immortali tanto ci pare assurda l’ipotesi che questo viaggio possa terminare. Vediamo tante differenze intorno a noi e non capiamo, o forse capiamo ma non ci interessano. Impariamo ad affrontare i marosi che spesso ci colgono alla sprovvista e, stranamente, cominciamo ad avere un certo timore di quei vortici improvvisi che continuano, intorno a noi, a far sparire qualcuno dei cosi detti compagni di viaggio. Il mare e tutto l’ambiente non sono più accoglienti come un tempo, diventano instabili e spesso ostili. Le onde del lavoro ci frangono addosso, il vento dei doveri ci porta dove non vorremmo e correnti a volte impetuose quanto improvvise annullano una rotta conosciuta. Le passioni che credevamo eterne, se non riusciamo a gestirle, spariscono nelle profondità del mare. Soffriamo, a volte cadiamo ma subito ci rialziamo. Troppo da fare, troppo da pensare e molto da decidere. Nel dubbio a volte non sappiamo neanche a chi chiedere consiglio. Fatte altre miglia ci accorgiamo che le giornate di bel tempo non sono così tante come una volta. Impariamo a godere delle giornate di calma, dei momenti belli e spesso commettiamo l’errore di valorizzare il verbo “avere” piuttosto che ’”essere”. Scopriamo le varie sfaccettature del nostro e dell'altrui dolore e continuiamo a navigare. Alcuni seminano, altri non sanno neanche cosa significhi. Tutto questo processo si chiama maturità.

3° tempo. Ci siamo. L’orizzonte si è fermato. Adesso si vede chiaro laggiù in fondo anche se ci sembra ancora lontano. Il mare non ha più quei bei colori ai quali eravamo abituati. Il sole sembra splenda meno di una volta. Alcuni compagni di viaggio, tra quelli rimasti, cominciano a dare segni di affaticamento. C'è un pò di preoccupazione in giro. Non riusciamo ad invertire la rotta. Proviamo a fermarci ma una forza invincibile, una corrente sempre più veloce ci spinge in avanti. I vortici continuano la loro opera ma la rotta a noi assegnata ci appare ancora sicura. Lo speriamo. Oltre alle condizioni del mare cominciano a preoccuparci anche quelle della nostra barca. Si vede chiaramente che accusa il trascorso. Però galleggia, funziona ancora. Dobbiamo andare avanti, sempre più avanti e sempre più soli. E' il momento della raccolta. Chi aveva seminato bene, trova amore, comprensione e disponibilità. Gli altri sono soli già da parecchie miglia. Se guardiamo con più attenzione vediamo però che il mare è blu per i nostri figli. Se controlliamo bene il sole vediamo che è splendente per i figli dei nostri figli. Siamo felici. Abbiamo capito. Il mare è ancora blu e il sole brilla in cielo. E’ un ciclo inarrestabile. Alcuni combattono una guerra persa. Altri si arrendono troppo presto. Non è una guerra. E' un percorso. Rendiamoci conto che essere giunti quasi fino all'orizzonte è una fortunatissima vittoria. Tutto questo processo si chiama vecchiaia.