Uno a ottantasette (1)

All'inizio avevo pensato di occupare una parete con alcune vetrinette affinché un pò del materiale dimenticato da anni in soffitta, tornasse a splendere di luce propria. La prima bacheca, abbastanza lunga per poter contenere almeno 4 carrozze delle 6 o 7 con le quali componevo alcuni convogli che giravano sul grande plastico "quasi terminato" e ancora presente nel sottotetto, è stata posizionata alla fine del mese di settembre del 2005.

Novembre 2005
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Mi sono allontanato di due metri e, guardandola, mi è venuta la voglia di affiancarle qualche piccolo diorama affinché la mia antica passione potesse avere risultati più apprezzabili di una semplice mostra di trenini. E' stato proprio quando ho avuto in mano una tavola di legno di circa 1,50 x 0,30 che mi sono reso conto di quanto sarebbe stato possibile fare in così poco spazio. Ma perchè fermarsi ad un diorama così piccolo? In un attimo la mia fantasia ha occupato tutta la parete e, in 40 centimetri di larghezza, ci ho visto un mondo! L'unica strada per arrivare al mio obiettivo è stata quella di aprire immediatamente una lunga ed estenuante trattativa con mia moglie Caterina. Avevo due sole possibilità una delle quali (A) sicuramente più uniforme, in vista e regolare. Considerando però il desiderio di realizzare un arredamento finale non troppo dipendente dalla presenza di un lungo mobile ho preferito scegliere l'altra (B) la quale, anche se mette a disposizione uno spazio minore ed irregolare, permette una più equilibrata disposizione del mobilio.

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L’autorizzazione ricevuta non è stata un granché ma, pensandoci bene, è esattamente quello che avrei voluto. Mi è stata concessa una parete di 430 centimetri per una larghezza massima utilizzabile di 36. Lo spazio è perfetto per una linea punto a punto con una delle due stazioni completamente nascosta. Dopo aver deciso di rispettare una ambientazione Italiana anni 60, prima di stabilire il tipo di binario ed il tracciato ho dovuto prendere visione degli sfondi disponibili sul mercato e la scelta è caduta sul prodotto 6109 della Vollmer. Dimensioni 280x80 con la rappresentazione di un paesaggio collinare-montano non troppo dissimile dall’alta Toscana. A questo punto sapevo che la parte visibile si sarebbe dovuta sviluppare su 280x36 centimetri e, per differenza, nei restanti 150x20 centimetri si sarebbe sviluppata la stazione nascosta. Il mobile, frutto dei semplici calcoli precedenti, è stato messo in opera alla fine di gennaio 2006.

Febbraio 2006
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Causa dimensioni e ingombro sono state realizzate due parti ognuna delle quali di 140 centimetri di lunghezza. Le zone inferiori non sono speculari anche perché, all’estrema sinistra, è stato prevista una ribaltina per i futuri comandi. Il piano d’appoggio è in lamellare da 15 millimetri e, il tutto, può essere chiuso lasciando all’interno un’altezza utile di 15 centimetri. Questa mi è sembrata l’unica soluzione per difendere l’opera da una vivace nipotina di tre anni che spesso transita in quella stanza che considera sua. La linea secondaria di fantasia che sarà rappresentata collegherà la stazione principale di “Santa Caterina”, a due soli binari, a quella nascosta di “Monte Scuro” composta invece da tre binari serviti da uno scambio a tre vie.

Marzo 2006
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Esperienze precedenti avvalorate anche dai consigli dell’amico Enrico Turelli mi hanno portato a scegliere il binario Roco Line senza massicciata il quale, tra tutte le ottime caratteristiche costruttive, consente la messa in opera di scambi lunghi ben 345 millimetri con angolo di deviata di soli 10°. Occupano tanto spazio, ma quando ci transita un convoglio si ottiene un realismo impensabile con angoli di deviata superiori. I binari sono poggiati su sughero da 5 millimetri mentre, per i tratti nei quali è visibile la scarpata, è stato utilizzato il prodotto 765 della Faller ovvero strisce flessibili di sughero complete di scarpata con pendenza di 45° che verrà portata a 39° durante la messa in opera della ghiaia. Il tracciato progettato è molto semplice e quasi tutto rettilineo ad esclusione della breve curva di raccordo di ingresso alla stazione nascosta costituita da due elementi R20 con raggio di curvatura di ben 196,2 centimetri.

Aprile 2006
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La semplice morfologia del terreno composta da poche ondulazioni, nel rispetto e come logico proseguimento del panorama in sottofondo, viene realizzata con l’utilizzo di polistirolo espanso a cellula chiusa facilmente lavorabile e rifinibile con lo stucco. Per quanto riguarda gli edifici ho deciso di utilizzare quelli in mio possesso da oltre quaranta anni. Non è stato semplice perchè, con la sola esclusione del vecchio e glorioso magazzino merci della Rivarossi, tutti gli altri sono stati sottoposti a pesanti lavori di revisione per rispettare la scala 1:87. La stazione di Cecina si è sviluppata in altezza di circa 18 millimetri e la rimessa per locomotive di origine tedesca (non ricordo la marca) è stata italianizzata il più possibile. Il piccolo edificio e la fossa di ispezione sono totalmente autocostruiti. Niente è perfetto ma ho fatto del mio meglio. Per la precisione (ma non so come fare) resterebbe da trovare una soluzione alle porte di accesso alla stazione. Non sono in scala o meglio, non rispettano le misure con le quali venivano realizzate quel tipo di porte.

Luglio 2006
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Certo, ripensando alle mie antiche realizzazioni, mi rendo conto che questa volta sta nascendo qualcosa di diverso sia nella struttura che, principalmente, nei dettagli alcuni dei quali per me, fino a poco tempo fa, erano assolutamente impensabili perchè ritenuti improponibili alle mie capacità. I marciapiedi sono composti da tre pezzi diversi di balza. La parte interna è un unico pezzo di 10mm di altezza mentre quella più vicina al binario si compone di un parte bassa di 4mm x 5mm e dalla parte quadrata leggermente aggettante in pietra di 5mm. Purtroppo non ho utilizzato sgancia vagoni sottoplancia e quindi sono stato costretto a nasconderli attraverso la realizzazione di una cassa di 0,8mm che incorporerà il tutto. In questo caso la distanza finale tra marciapiede e binario sarà pertanto inferiore di un po' meno di 1mm a quella regolamentare. Quando poi mi è venuto in mente di mettere in opera anche la controrotaia interna del passaggio a livello mi sono reso conto che, per rispettare le distanze, il profilo andava posizionato esattamente sopra i bulloni più interni presenti sulle traversine. Questo fatto faceva si che il profilo del binario usato come controrotaia si elevasse ad un altezza superiore a quella del binario a lui parallelo. Per tagliare longitudinalmente il binario ho dovuto ricorrere alle apparecchiature di una officina meccanica di precisione la quale, per mia fortuna, è di proprietà di un caro amico.

Settembre 2006
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Ingrandimento spazio Ingrandimento
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Prima di poter bloccare i binari devono essere effettuati tutti i collegamenti elettrici. Stabilito quindi che a regime sarà tutto digitalizzato si procede comunque come nelle classiche realizzazioni analogiche. Trovare il tipo di filo più corretto e possibilmente simile allo spezzone fornito (ad esempio) con gli sgancia vagoni, in una piccola città come la mia, non è semplicissimo. I classici elettricisti vendono fili elettrici a partire da una sezione di 1mm mentre quello ricercato è da 0,22mm. Dopo aver vagabondato in lungo ed in largo sono entrato in un piccolo ma fornitissimo negozio di elettronica. Non ho trovato esattamente quello che mi serviva ma comunque ho comprato una treccia di 15 metri composta da 12 fili di colore diverso dello 0,33 quindi con una differenza veramente esigua rispetto al mio obiettivo iniziale.

(vedi schema mammut principale in un documento Word)

L'attribuzione dei colori relativi ai diversi tipi di collegamenti è il seguente: alimentazione giallo/blu e per gli scambi rosso, nero e verde. Per i sezionamenti ho preferito utilizzare colori diversi in funzione della posizione del binario. Essendoci praticamente tre binari, sia nella stazione principale che in quella nascosta, ho usato il colore bianco al 1°, il rosa al 2° ed il marrone al 3° realizzando quattro sezionamenti per ciascun binario secondo il semplice schema seguente:

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I binari Roco Line sono in alpaca ma le maglie di congiunzione sono costruite in acciaio e quindi non è possibile eseguire la saldatura classica la quale, obbligatoriamente, deve quindi essere realizzata sulla parte meno visibile. Per i sezionamenti e l'alimentazione elettrica, i contatti sono stati saldati in corrispondenza dei terminali di fine binario e quindi, causa anche la futura sovrastante ghiaia, saranno completamente invisibili. Al contrario, tutti i collegamenti elettrici della stazione nascosta sono stati lasciati ben in vista.

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Prima di continuare l'impianto elettrico, in considerazione del fatto che il tracciato realizzato non consente di far girare a lungo e senza alcuna interruzione i locomotori acquistati, con l'utilizzo di binari Roco line con massicciata (quello non più in commercio) ho predisposto un piccolo ovale di prova dove potranno essere effettuati tutti i test ed i rodaggi necessari. Quando non utilizzato, come si può vedere nelle foto sottostanti, resta appeso come un pannello sopra il tratto di mobile contenente la stazione nascosta.

Novembre 2006
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