Status symbol
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Con molta probabilità l’attrazione per le automobili risale ai tempi dell’infanzia quando, da bambino, fui portato a trovare lo zio Ugo e la zia Assuntina a Cagliari. Loro si che “stavano bene”. Erano senza figli ma avevano qualche casa di proprietà e nel giardino una splendida Fiat Topolino. Ricordo chiaramente che, in totale assenza di traffico, mentre transitavamo sul lungomare, lo zio mi prese in braccio e mi fece guidare! Mi sentii un bambino privilegiato.

Fiat 600. Papà la comprò usata nel 1964. La piccola utilitaria, grigia con tettino blu, fu perfetta per iniziare a scoprire quel mondo che nè io, ma nemmeno i miei genitori, conoscevamo. Potevamo andare quando, come e dove più ci piaceva senza ricorrere ai trasporti pubblici che non erano un granchè. Arrivammo addirittura fino sulle Alpi e, con mia grande soddisfazione, fu il mezzo con il quale presi la tanto sospirata patente.

Foto Per noi, negli anni 60, l'automobile era molto di più di uno "status symbol". Era la libertà nel vero senso della parola e la possibilità, l'unica possibilità sia chiaro, di stare soli e comodi con la ragazza che aveva il coraggio di "venire a fare un giretto" che, regolarmente, portava automobile e occupanti, nel primo boschetto disponibile. L'ambiente, l'automobile e la grande invenzione del sedile reclinabile (l'unico optional indispensabile), avevano un fascino al quale nessuna resisteva. Sia chiaro, si badi bene, che non si combinava un granchè.... ci accontentavamo di poco che comunque era meglio di niente.



Foto Con la Fiat 850 nuova di zecca si inaugura una consuetudine familiare. Viene deciso che, oltre alle brevi gite domenicali, tutte le volte che si sarebbe presentata una buona occasione la famiglia sarebbe partita alla scoperta del mondo. Questa opportunità ci portò anche oltre confine! In tempi diversi, ma principalmente nel mese di settembre, furono effettuate escursioni in Svizzera, in Austria e in Francia. Guidavo sempre io e lui faceva il "navigatore". Mamma stava seduta a destra sul sedile posteriore. Anche se rimase sempre a livello di utilitaria, papà cambiò poi la 850 con la 850 Special, poi una 127 color aragosta e l'ultima una Fiat 127S di colore blu.

Nel 2001, a 81 anni, ha smesso di guidare. Io ho preso la patente il giorno seguente il mio diciottesimo compleanno e per moltissimi anni, guidare mi ha dato una sensazione di "potere" che altrimenti non riuscivo neanche ad immaginare. Può sembrare strano ma quelli della mia età, anche da adulti e con poche eccezioni, amano le auto ma non le moto. Negli anni 60 le moto erano pochissime, insicure, rumorose e (per le ragazze) molto scomode! Per i giovani è stato quindi naturale e conveniente orientarsi sulle quattro ruote. Ho amato moltissimo tutte quelle che ho comprato, ad eccezione della 128 Rallye che cambiai dopo solo tre mesi dall'acquisto e della quale non ho alcuna foto originale. Guidare veloce mi piaceva tantissimo e, sempre assistito dal mio angelo custode, e con la sola esclusione di un "frontale" in Piazza del Duomo nel 1971, fortunatamente non ho mai avuto incidenti. Al contrario ne ho avuti un buon numero sia in scala 1:24, nel periodo delle Slot Car sia durante una breve ma intensa esperienza con un pericoloso giocattolo

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Roller Super B 2001 LP
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Nel 2004, dopo ben 12 anni di possesso, ho venduto il BMW e non mi sono comprato altro. Rendendomi conto che non percorrevo più di 3000 Km all'anno ho realizzato il fatto che, almeno per me, l'automobile non aveva più alcuna utilità. Senza necessità di spostamenti professionali e andando in vacanza con utilizzo di altri mezzi, l'auto l'avrei usata solo per normali commissioni cittadine e piccole gite domenicali con gli amici. Considerata anche la grande difficoltà di parcheggio e l'impedimento a qualsiasi "piacere" causa del crescente traffico che non consente più di guidare ma obbliga a seguire, piano piano, la fila davanti a noi, mi sono facilmente rassegnato a utilizzare quella della moglie.

Dopo circa tre anni, anche e sopratutto a causa di mutate esigenze familiari, mi sono dovuto rendere conto che un solo mezzo di locomozione non era più sufficiente. Non avevo più voglia di "dipendere" continuamente da una organizzazione temporale che cominciava a starmi stretta. In parole povere non ero mai certo di poter disporre dell'auto e quindi tutti i miei movimenti erano basati sul condizionale. Preso atto che avrebbe dovuto essere piccola, usata poco e automatica, la scelta non poteva che andare in direzione dell'unica possibilità, secondo me geniale, offerta dall'attuale mercato: Smart, ribattezzata subito "Pulce".

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Arrivati nel 2011, dopo sei anni di utilizzo, volevo avere qualcosina di più della vecchia ed affidabilissima Toyotina. Certo, le auto che piacciono a me, non hanno niente a che vedere con l'utilizzo che ne avremmo potuto fare. Dovevamo trovare un giusto compromesso tra la visione femminile la quale, forse giustamente, identifica l'automobile con un elettrodomestico a cui è richiesto un certo tipo di servizio, e la visione maschile che vede in quel mezzo un qualcosa che è mille anni luce di distanza da una "lavatrice". Per troppi motivi era quindi impossibile pensare alle ormai inutili prestazioni velocistiche ma dovevo comunque trovare il modo di continuare, anche saltuariamente, a "guidare" qualcosa che deve essere "guidata". Una soluzione possibile era quindi quella di non vedere più l'asfalto come l'unica cosa da mettere sotto le ruote ma allargare l'orizzonte dei percorsi e passare a qualcosa di veramente diverso. La Daihatsu Terios 1.5 (ED239XN) auto aziendale di due mesi di vita, quattro ruote motrici con differenziale centrale bloccabile, solo 15 cm più lunga della Yaris Verso, soddisfa sia Caterina che un sognatore come me. (Piccole esperienze offroad)

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La Smart non è proprio la macchina ideale per il trasporto cuccioli, specialmente quando stanno per diventare due coppie! Negli ultimi tempi, quattro giorni per settimana, ne dovevamo "raccattare" due alla volta e quindi, nella maggior parte dei casi, ci dovevo pensare io con la Terios oppure servivano due viaggi con macchine diverse. Dovevamo trovare una soluzione per renderci il più indipendenti possibile e quindi la Smart, con grande dispiacere, andava sacrificata. Anche se con solo due porte, una simpatica Nissan Micra (DV472HJ), full optional, due anni di vita, 10000 Km e cambio automatico ci è sembrata la soluzione migliore.

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La mattina di venerdì 5 febbraio 2016, mentre ero al Brico, ricevo una telefonata di Caterina che mi informa della morte di una amica. E' stato un attimo e cinque minuti dopo ero alla Nissan per vedere se, dopo mesi che mi dicevano essere quasi impossibile, avessero in vendita una Juke 1.6 a benzina usata e cambio automatico. Mentre guardavo all'interno del salone si avvicina un venditore e mi illustra le Juke in esposizione. Erano un po' troppo usate e tutte con cambio manuale. Senza fare alcun accenno alla preferenza del cambio automatico, chiedo se, prima o poi avranno disponibile anche qualche Juke aziendale a KM 0 e mi viene risposto che, proprio fuori nel piazzale, ce ne sarebbe una ma "purtroppo" ha il cambio automatico CVT. Senza dimostrare interesse alcuno chiedo di vederla. Il cartello del prezzo indica € 16.900, il contachilometri segna 61, la prima immatricolazione è dell'estate 2015 e il venditore mi dice che, in via del tutto eccezionale (penso se ne volesse disfare) mi offrirebbe ben 10.400 del mio Terios di quasi 6 anni. Ha tutti gli optional che mi interessano. La provo su strada e il giorno seguente firmiamo il contratto. Sabato 12 febbraio ritiriamo la nostra FA306KS.

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